Ripercorriamo alcune burle storiche - Questa venne ordita nel 1921 dai responsabili del Giornale di Bergamo che satireggiavano sul bisogno di riconoscimenti.
Politici e personaggi importanti parteciparono al pranzo per festeggiare l’onorificenza. Si fecero discorsi e grandi elogi, ma poi si scoprì che Brambini era solo una fantasia
"Questa è una storia che ci insegna che beffe e burle, anche in terra bergamasca nei decenni non sono mancate, come ci dimostra la straordinaria vicenda de “Il Camillo”. Siamo nel 1921, tempi difficili. All’interno della vivace redazione de “Il Giornale di Bergamo” Alfonso Vajana e Renato Scarpelli si inventano l’esistenza di tale Camillo Brambini, prototipo dell’uomo qualunque, uno di coloro che scandiscono la loro noiosa esistenza tra scoponi scientifici al sabato, quattro salti a Carnevale e un’affamata presenza al tradizionale cenone di Natale. Il 19 agosto 1921 nasce l’idea di attribuire un cavalierato a Camillo Brambini, personaggio inesistente; il 20 agosto appare un trafiletto sul Giornale di Bergamo con la notizia della meritata e prestigiosa onorificenza.
Nel vocabolario Melzi del 1922 si legge di “Brambini Camillo personaggio creato dalla fantasia di Alfonso Vajana e Renato Scarpelli per eternare il tipo del “Cav. Ignoto” che riceve tanto lustro da una improvvisa quanto inattesa onorificenza”. Sul tema delle onorificenze Vajana ha chiarissima la convinzione che “I cittadini bergamaschi inorridiscono all’idea di vedere il proprio nome e cognome nudo così come l’avevano ricevuto al fonte battesimale” e non disdegnano di esercitare pressioni su politici influenti, ad esempio Bortolo Belotti e Carlo Cavalli, perché delle onorificenze si rendano promotori. Ettore Ianni, giornalista del “Corriere della sera”, si rende complice della burla. Il 23 agosto 1921 il Corriere pubblica il seguente trafiletto: “Il signor Camillo Brambini è stato nominato Cavaliere della Corona per motu proprio del Re per le sue attività di filantropo e studioso”. Lo stesso giorno “Il giornale di Bergamo” annunzia un grande banchetto per l’occasione al ristorante Concordia e informa che “Le prenotazioni hanno già superato il numero di cinquanta”.
Anche i giornali cittadini “Il Popolo” e “L’Eco di Bergamo”, inconsapevoli, riprendono la notizia e si uniscono alle congratulazioni. Il 24 agosto presso l’albergo Concordia si tiene il banchetto e gli ospiti vengono accolti con molti riguardi dal giornalista Pietro Maria Bardi. “Il Popolo” rileverà la presenza di esponenti di diverse fazioni politiche. Scarpelli dà lettura di un telegramma in cui il festeggiato scusa la sua assenza per “ragioni filantropiche e di studio”. Viene presentato un menù originale con l’ambigua definizione “Camillo Brambini è come il vento, chi l’acchiappa è bbono”. Il menù presenta anche una caricatura, probabilmente opera di Renato Scarpelli, e annuncia: zampone con popone – pastina con fegatini – arrosto con verdure – gelati – formaggio – frutta – caffè – vino Bianco Soave – con la carne Grignolino di Pavia e per il brindisi Moscato spumante. Il direttore de “Il Fiornale di Bergamo”, Francesco Scarpelli, nel suo commosso intervento accenna al corpo di Brambini a “simmetria bilaterale” e alla natura della barba color biondo tizianesco.
Si susseguono gli interventi dei politici Zilocchi e Gavazzeni, del giornalista Ianni e del professor Quirino Sestini, chimico molto apprezzato. Viene letto anche un telegramma pervenuto dal neocavaliere professor De Magistris. “Il Giornale di Bergamo” nel numero seguente fa il nome dei numerosi presenti e riferisce che è stato venduto il primo numero de “Il Camillo”, nuovo giornale che sarà l’organo ufficiale personale di Camillo Brambini. In realtà de “Il Camillo” uscirà un solo numero “Pensato, preparato e stampato in mezz’ora” di cui una copia viene inviata ai presenti. Vi sono tracce di questo particolare giornale: una copia è pervenuta in tempi lontani alla mia collezione, anche se francamente non ricordo il donatore perché il giornale era inserito in un gruppo di pubblicazioni locali. Un’altra copia è presente all’archivio storico civico di Milano. “Il Camillo” è un giornale molto divertente. Vi si trova un iperbolico parallelismo tra Gesù Cristo e Camillo Brambini: “Sono entrambe persone di effettiva bontà ed entrambi ricevono una croce”. Brambini è anche l’unico uomo che in sé può racchiudere le caratteristiche dei grandi paladini medioevali.
Con un tocco di internazionalità, viene citato infatti un presunto telegramma del segretario della Società delle Nazioni che ringrazia il neocavaliere e si rallegra della meritatissima onorificenza. In terza pagina il professor Luigi Pavia sceglie il dialetto milanese per celebrare il caro Camillo, mentre il fratello rammenta l’infanzia e la giovinezza dello stesso Camillo, ricordandone le caratteristiche di onestà, rettitudine, sobrietà, misura, forza d’animo, equilibrio e parsimonia. Non mancano anche gustosi disegni, opera probabilmente di Renato Scarpelli. Il comitato di beneficenza di Porta Genova a Milano chiede a Camillo Brambini fondi per le cure marine di bambini poveri e malati. La risposta di Brambini è perentoria: “A stimata Vostra del… io me ne infischio dell’umanità – firmato Camillo Brambini, filantropo e studioso”.
Alla fine, la burla diviene di dominio pubblico. Come commento della gustosa vicenda la redazione de “Il Giornale di Bergamo” attraverso l’immagine del cavaliere ignoto rivolge una garbata critica sociale, lucida e mirata ai valori culturali dei contemporanei, i quali nell’occasione si ritrovano a ridere delle loro debolezze. Le notizie relative a questo giornale ci sono pervenute soprattutto dall’esauriente tesi universitaria di Elena Paganelli dell’Università degli Studi di Bergamo. Una riflessione, ovvia, eppure sorprendente: in quel tempo così difficile esisteva un’attitudine umoristica che appare in contrasto con il periodo storico, ma anche con l’idea dei bergamaschi lavoratori indefessi e seriosi, poco inclini alla satira e all’umorismo. Era apprezzata la satira, il prendersi in giro. E oggi come siamo messi?"