Rappresentava il limite delle costruzioni, poi cominciava la fascia di rispetto militare delle Mura
Così dice la piccola colonna, delle dimensioni di un paracarro, all’inizio della salita a gradini di via Noca, che dalla Piazza dell’Accademia Carrara conduce a Porta Sant’Agostino. Posta a ridosso del muro di un’abitazione a sinistra di chi sale, è a forma di casetta come la disegnano i bambini: un rettangolo per la facciata con sopra un triangolo per il tetto. È molto consumata, e si distinguono appena alcune parole latine: Non altius, ossia Non più oltre. Per comprenderne il significato dobbiamo tornare al tempo della costruzione delle mura venete, alla fine del ‘500, che di per sé richiese l’abbattimento di parecchi edifici. Ma oltre a questo sacrificio i bergamaschi si accorsero presto che non era finita: gli ingegneri veneziani avevano previsto attorno alle mura uno spazio libero ‘largo mille passi’. Presumo che la disposizione fosse per ragioni militari: dalle mura si volevano vedere chiaramente gli eventuali assalitori e conservare libero il terreno per i cannoni. Questa fascia di rispetto provocò ulteriori distruzioni di cascine e abitazioni, ma anche di conventi e chiese (come l’antica cattedrale di Sant’Alessandro), di vigneti, oliveti e campi coltivati. Alcune cronache del tempo dicono che nell’autunno di uno di quegli anni (27 furono necessari per completare l’opera), i contadini chiesero al direttore dei lavori di lasciare loro il tempo di vendemmiare, tanto più che si veniva da un anno di carestia dovuta al maltempo. Tutto inutile: i lavori dovevano proseguire e le vigne colme di grappoli maturi vennero distrutte. Montò la rabbia nella popolazione per questa arrogante imposizione, e probabilmente fu questo episodio a convincere il Doge e il Consiglio dei dieci ad accettare la richiesta dei cittadini, limitando notevolmente la zona libera attorno alle mura nei tratti dove le demolizioni non erano ancora iniziate. Si fecero le opportune misurazioni, si tracciò un nuovo perimetro e si piantarono le piccole colonne che delimitavano la fascia di rispetto e, insieme, la zona protetta. Da lì non si poteva andare oltre: per Venezia era il limite della zona senza costruzioni, per i bergamaschi era la certezza che oltre quel semplice ‘paracarro’ nessun edificio veniva distrutto e nessuna coltivazione requisita. Non si sa quante fossero le piccole colonne piantate sul perimetro, ma probabilmente quella di via Noca è l’unica rimasta.