Storia

Umanesimo e rinascimento nella cultura bergamasca Ep.4

di Gianni Barachetti
- 12 marzo 2025
Umanesimo e rinascimento nella cultura bergamasca Ep.4

Proseguendo nella rassegna incontriamo Michele Alberto Carrara della Val Serina. Nasce nel 1438, famoso medico, studia a Padova dove si laurea in ‘artium ac medicinae doctor’. Ciò nonostante note sono le sue controversie con il Porcellio e il Panormita. Sebbene diventi medico particolare di Roberto da San Severino, capitano generale dei Veneziani, non tralascia di occuparsi assiduamente di storia e di poesia. Scrive moltissime opere, alcune delle quali vengono edite nel Quattrocento e nel Cinquecento.

Umanesimo e rinascimento nella cultura bergamasca

Sono purtroppo di difficile reperimento, perché gli estensori dei cataloghi hanno tradotto il suo cognome in Michele Alberti da Carrara al posto di Michele Alberto Carrara. Dopo sette anni trascorsi a Brescia, la sua fama ormai all’apice gli procura la nomina di vicario di Lovere poi vicario della Val San Martino e quindi priore del Collegio dei Medici, per finire con il titolo di conte palatino attribuitogli nel 1480 da Federico III. Viene da Bordogna la famiglia che dà la vita a Giovanni dei Ruffinoni: altro notevole personaggio del nostro Umanesimo, noto col nome di Giovanni Calfurnio per l’ammirazione da lui nutrita verso T. Calfurnius Siculus, autore di celebri egloghe. Laureatosi a Padova, assume subito l’incaricato di insegnare retorica latina.

Negli anni del lungo magistero acquista molta fama e altrettanta invidia per gli studi sui test classici di Ovidio, Catullo e Terenzio da lui rivisitati e annotati. Che egli abbia poi trovato nel noto studioso bergamasco Raffaele Regio, il suo più acerrimo denigratore, lo si deve verosimilmente ascrivere al fatto che furono gli studenti a preferire il Calfurnio a scapito del Regio per la cattedra di lettere. E il Regio si vendica scagliandosi contro il concittadino indicandolo come ignorante, maligno e tristo. Nell’opera da lui data alle stampe a Venezia nel 1490 un capitolo porta il titolo ‘Disputatio in errores Calphurnii de locis Persii, Valeri Maximi et Ciceronis’. Nonostante le accennate ostilità, il Calfurnio gode di indubitabile notorietà e autorità non solo nei circoli padovani, ma anche a Milano e a Venezia. Si schiera ripetutamente con i fautori del rinnovamento dell’indirizzo grammaticale, consigliando anche l’uso del testo del Perotti in contrapposizione a quello del Villadei da lui ritenuto ormai superato. Inoltre all’edizione veneziana del 1492 delle ‘Elegantiae’ del Valla, egli aggiunge un contributo elogiativo. Per quanto invece attiene a Raffaele Regio, sembra abbia tratto le origini da Carenno, in Valle San Martino.

Persa la cattedra a Padova riesce ad ottenerla a Venezia, per rientrare nell’Ateneo padovano alla morte del Calfurnio. Dei suoi lavori si conoscono i commenti alle ‘Metamorfosi’ di Ovidio, i libri ad Erennio, studi sulle istituzioni di Quintiliano e la traduzione dal greco delle opere di San Basilio e di Plutarco. Dalla famiglia Maldura o Almadura discende Pietro da Bergamo, proprio nel periodo in cui le guerre fratricide fra guelfi e ghibellini seminano morti in tutto il nostro territorio. Per questi motivi il giovane Pietro si rifugia negli studi e poco dopo decide di ritirarsi nel convento dei Domenicani dove, in quel tempo, dimorano eccellenti ingegni. Pietro trova così a completa disposizione una delle biblioteche più fornite d’Europa, donata al monastero da Alessandro Martinengo signore di Malpaga. I suoi superiori si rendono conto delle propensioni filosofiche e teologiche del giovane Pietro: ragion per cui lo mandano a completare gli studi nel celebre convento di San Domenico di Bologna.

Velocemente egli si impone all’attenzione generale: nel 1462 diventa maestro e sei anni dopo bacelliere, carica che rappresenta la seconda dignità fra i professori. La sua reputazione di grande scolastico supera brillantemente i confini della patria. Seguace fedelissimo e conoscitore profondo della dottrina di San Tomaso d’Aquino, diventa uno dei maggiori tomisti del tempo. Al Capitolo Provinciale di Reggio Emilia del 1482 divide con Savonarola e Pico della Mirandola il plauso dei partecipanti. Diverse sue opere hanno ottenuto l’interesse degli editori: a Bologna Baldassarre Azzoguidi pubblica la famosa ‘Tabula operum Sancti Thomae de Aquino nel 1473, un’altra edizione compare a Basilea nel 1495 e quindi a Venezia, da Giovanni Rossi, nel 1497. Sempre a Venezia, Pietri Gabriele nel 1476, edita ‘Etymologiae, seu Concordantiae conclusionum Sancti Thomae de Aquino’, mentre l’opera ‘Confessione cavata dall’Antoniana’ vede la luce a Bologna nel 1493 e a Reggio Emilia nel 1498.

Le storie da non perdere del Giopì

Seguici sui nostri Social

Segui il Giopì su i nostri social del Ducato di Piazza Pontida!