Territorio

Bracca dalle origini allo sfruttamento delle acque

di Gianni Barachetti
- 31 ottobre 2024
l'orrido di bracca Valle Brembana
L'orrido di Bracca nei cui pressi sgorga la fonte

Il comune di Bracca, pur facendo parte della Valle Brembana, si definisce meglio, dal punto di vista geografico, come appartenente alla Valle Serina. Alla sua destra scorre il torrente Ambria che poco sotto porta le sue acque ad alimentare il fiume Brembo. Due sono le annotazioni che qualificano la zona: la suggestiva gola nota come ‘l’orrido di Bracca’ che il turista sembra particolarmente apprezzare e la presenza di acque termali già note nel XIX secolo, quando erano frequentate da noti personaggi. La gente del posto ricorda ancora con commozione la presenza alle terme del card. Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII.

Non è facile percorrere a ritroso la storia di Bracca per il fatto che non esistono documenti che possano testimoniare fatti e avvenimenti che interessarono questi luoghi. Si trattava comunque di un territorio decentrato rispetto ai flussi vitali e mercantili della valle, ragion per cui rimase piuttosto emarginato nel periodo delle lotte fratricide fra Guelfi e Ghibellini. A questo fattore positivo si deve però aggiungerne uno negativo, causato dal fatto che gli abitanti dovettero, per molto tempo, vivere in condizioni certamente precarie. Resti di torri e di mura nella frazione di Botta ci indicano flebili tentativi di difesa nel periodo medievale. Fortificare la zona non doveva però presentarsi come un'operazione difficile perché in alcuni tratti i monti che scendono a picco sono così vicini da consentire lo spazio solo per la strada.

La posizione di Bracca, posta a 620 metri sul livello del mare, ha costretto l‘abitato a svilupparsi in siti elevati, fra campi e dirupi. All’inizio la popolazione provvide al proprio sostentamento pescando nei fiumiciattoli, andando a caccia nei boschi e coltivando a biade e a vigne la poca terra disponibile. Più tardi, quando la sistemazione della strada diretta fra Zogno e San Pellegrino sottrasse al paese il passaggio dei mercanti, nelle famiglie si iniziò a lavorare la lana da vendere a Bergamo. Nel 1927 vi fu una riforma amministrativa di tutta questa zona e Bracca, Algua, Costa Serina, Frerola e Rigosa costituirono un solo comune sotto la denominazione di Algua di Costa Serina, che successivamente divenne Bracca di Costa Serina e infine l’attuale Bracca.

Nonostante la sua posizione piuttosto isolata, il comune non andò esente dalla grande carestia del 1629 e dalla conseguente peste del 1630. Su una popolazione di 342 anime ne morirono 148. Anche nelle altre frazioni i decessi furono numerosi, tanto che si dovette censire un generale spopolamento dell’intera zona. Passato il flagello, i sopravvissuti si misero di buon ritmo a lavorare, ma trascorsero molti anni prima che gli abitanti potessero raggiungere standard di vita appena passabili. La pastorizia e il taglio di alberi di alto fusto, che qui erano abbondanti, ridiedero, con la lavorazione della lana, ossigeno ai primi timidi tentativi di commercio lontano dal proprio paese.

La parrocchiale di Bracca è dedicata a Sant’Andrea: in passato era soggetta alla pieve di Dossena. In essa si possono ammirare dipinti della scuola di Carlo Ceresa, ma soprattutto un prestigioso calice d’argento dorato e cesellato nel XVI secolo dalle abili mani di Pandolfo da Vertova, cimelio di un artigianato bergamasco di elevato valore artistico. Nel capitolo delle rarità naturali della zona, Giovanni Maironi da Ponte scrisse: ‘Fra le due contrade dé Zubioni e Mutdidoni avvi una copiosa sorgente d’acque medicinali così detta del ‘River’, un ramo della quale si confonde al suo nascere nel fiumicello Ambria; l’altro, che non è meno copioso, sbocca un po’ al di sopra della riva del detto fiume. La cattiva situazione di questa sorgente è l’unico obbietto alla sua celebrità, ma per altro in qué suoi contorni ove è facile l’accesso non è punto inferiore quest’acqua alla tanto rinomata di San Pellegrino’.

La presenza di questa fonte infatti ha sviluppato notevolmente l’economia della zona perché, dopo aver sfruttato l’acqua per le cure, si pensò bene di procedere anche al suo imbottigliamento, costruendo appositi impianti. Così la situazione generale di Bracca e dintorni è oggi sostenuta dalla vendita dell’acqua, dall’industria dell’abbigliamento e anche dai flussi turistici che durante l’estate interessano l’intera area, frazioni comprese.

Le storie da non perdere del Giopì

Seguici sui nostri Social

Segui il Giopì su i nostri social del Ducato di Piazza Pontida!