Attualità Cittadina

L’Italia patria della velocità...anche per gli Svizzeri

di Marco Cimmino
- 18 marzo 2025
L’Italia patria della velocità...anche per gli Svizzeri

La Svizzera: eh, la Svizzera. Paradiso dei cucù e del Toblerone, ma anche arcicensore ravvicinato delle marachelle italiche, di cui non una se ne fanno scappare, gli Svizzeri. Ci considerano dei pasticcioni piuttosto elastici moralmente: dei casinisti con le pezze sul sedere, insomma. Tanto è vero che, appena possono, cercano di bacchettarci: che si tratti di slalom speciale o di codice della strada, tra Svizzeri e Italiani pare si sia scavato un abisso. Già ci guardano con compatimento per quanto paghiamo i pedaggi autostradali: loro con quaranta franchi girano tutto l’anno e noi con quaranta euro è tanto se arriviamo a Firenze. Vabbè, ma noi siamo notoriamente dei sudditi, mentre loro si autogovernano con una certa sagacia: non azzardiamo paragoni. E, in effetti, moltissime sono le realtà imparagonabili, di questi due Paesi, tanto prossimi quanto diversi.

Dicevamo delle autostrade e di questo vorrei approfondire la riflessione con voi, miei cari gioppinidi, questa volta. Perché non è che noi Bergamaschi siamo esattamente degli eversori automobilistici: anzi, mi pare che ci atteniamo anche troppo alle regole, talvolta balorde, del nostro codice della strada: il Bergamasco, per solito, da bravo alpino, tase e tira. Non ci lasciamo andare ad infrazioni clamorose: non indossiamo magliette con la finta cintura di sicurezza e, di base, le assicurazioni e i bolli tendiamo a pagarli. Tuttavia, quando varchiamo quella fatidica frontiera, in fondo in fondo, ci sentiamo sempre dei sorvegliati speciali: ci pare di essere guardati con sospetto, quando non con disprezzo, dai nostri cuginetti ticinesi, che sembrano non aspettare altro che un nostro piccolo sgarro per farci «nonnò» col ditino.

Così, procediamo tristemente a ottanta all’ora in autostrada, anche se le corsie sono deserte: meglio agonizzare in terza a tremila giri che passare per il solito Italiano che non rispetta le regole. Quante volte abbiamo sentito parlare di reciprocità: la reciprocità è uno dei fondamenti della diplomazia e del diritto internazionale. Spessissimo, si sente dire: i Musulmani da noi fanno quello che vogliono, ma noi, da loro, verremmo bastonati, se lo facessimo. È un po’ un discorso da bar, ma rende l’idea di cosa intendiamo, alla spiccia, per reciprocità.

E gli Svizzeri? In campo squisitamente automobilistico, in Italia vige una sorta di contrappasso autostradale. Intendo dire che, mentre noi, quando arriviamo da loro, ci trasformiamo in altrettante mammolette, mortificando i millanta cavalli del nostro veicolo, loro, qui da noi, fanno esattamente il contrario. Finita l’epoca in cui gli Svizzeri venivano qui sfoggiando improbabili Toyota o Volkswagen dai colori, diciamo così, originali, adesso, i nostri frontalieri sfrecciano con lussuosi SUV o con berlinone da centomila euro. Avete letto bene: sfrecciano. Perché dei nostri limiti di velocità se ne strafregano con elvetica signorilità, neppure fossero il più napoletano dei guappi al volante. Passano oltre, senza degnarti di uno sguardo, da veri padroni della strada, con una sicumera che la dice lunga sul loro stato d’animo, appena approdati al nostro sistema viario.

E vanno velocissimi. Tante e tante volte, viaggiando a velocità da codice della strada, mi sono dovuto scostare per lasciar passare un’automobile che viaggiava a trenta o quaranta chilometri all’ora più di me. Da principio, mi capita sempre di pensare: ecco Jimmy il Fenomeno! Poi, osservo meglio la targa del proiettile ed è, quasi invariabilmente, SG, ZH, LU: Svizzeri insomma! E lì, mi sale la carogna. Ma sarà mai possibile che questi qui, a casa loro, guidino sulle uova, alla velocità di un monopattino, e, appena giunti in Italia, si trasformino in altrettanti Nuvolari? Certamente, il fenomeno, in parte, dipende da un comprensibile sentimento di liberazione: come uno abituato a nuotare in corsia, tra i piedi e le manate di decine di altri nuotatori, che, di colpo, si trovi a poter nuotare in uno spazio aperto e libero.

E vai di bracciate! Ecco, certamente questo è un sentimento diffuso, tra i velocisti elvetici. Ma c’è anche un altro fattore, che, se permettete, mi fa inverminare di più: l’idea, che in molti e non sempre a torto, hanno all’estero dell’Italia. Ovvero quella di un posto dove si può fare quel che si vuole senza mai pagarne il fio. In altre parole, l’esatto contrario della percezione universale della Svizzera, dove, se esci un pelo dai binari, vieni bastonato severamente.

E, per gli Svizzeri, purtroppo, le cose stanno proprio così, perché nessun tutor ne intercetterà mai le malefatte autostradali o, meglio, nessun vigile scriverà loro un bel verbale di contravvenzione: semplicemente, perché nessuno Svizzero si sognerebbe mai di pagarlo. Perciò, cari amici, se doveste vedere un’auto con targa svizzera comparire nel vostro specchietto retrovisore, avvicinandosi a velocità folle, non sognatevi di darle strada. Ostacolatela, bloccatela, rallentatela: non importa se vi farà i fari o metterà la freccia. Così facendo, vendicherete tanti poveri Bergamaschi multati dal Cantone, perché viaggiavano in autostrada a ottantadue chilometri all’ora e tanti altri che si sono fatti venire il mal di fegato per non superare i risibili limiti di velocità elvetici.

È la reciprocità fai da te: e vuoi mettere la soddisfazione?

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