Siamo andati a Valtorta, siamo andati a Dossena, ci stiamo preparando per la sfilata di Mezza Quaresima organizzata dal Ducato di Piazza Pontida. Abbiamo cercato in questo numero del Giopì di capire che cosa rappresenti ancora oggi il carnevale, che significato abbia. A Valtorta e a Dossena, intervistando anche Pietro Zani, anima delle mascherate del paese per tanti anni, abbiamo sfiorato l’essenza di queste giornate. A Valtorta il sabato del Carnevale Ambrosiano propone una sfilata per le contrade del paese con maschere che ben poco hanno a che vedere con le “mascherine” consumiste alle quali siamo abituati. Sono “Baöte” (in bergamasco) viscerali, arcaiche, legate a un passato antico e pure oscuro, lontano dalla ribalta della storia. Un passato rurale, contadino, montanaro. In questo carnevale vediamo diavoli, vecchi, finte fanciulle procaci, vediamo il vecchio che corricchia su e giù lungo il corto con il suo mantello e il suo bastone e il suono continuo del campanaccio. Vediamo il “barba” e la “meda”, ovvero zio non sposato e zitella. Vediamo i diavoletti che assediano le ragazze. Ci rendiamo conto che le pulsioni sono ben rappresentate e che il carnevale è anche trasgressione, prendersi gioco delle regole e magari anche disobbedire, liberarsi. Anche sessualmente, in una società dalle norme un tempo molto pesanti (negli ultimi cinquant’anni le cose sono cambiate assai). Il prete è presente alla mascherata, ma in posizione secondaria e per l’occasione chiude un occhio. Che detta legge senza parlare, solo con il suo incedere, è il vecchio, che rappresenta la saggezza.
A Dossena Pietro Zani ci ha raccontato le sue mascherate, ispirate a quelle antiche di un recitare nelle contrade, secondo un copione, ma anche all’improvviso. Tutti mascherati, ma anche qui, come a Valtorta, con travestimenti legati alla vita, alla terra, alle pulsioni, prima della nascita dei vari Arlecchino, Brighella e Colombina che afferiscono a una società ormai borghese. È stato un viaggio affascinante, lontano, che invitiamo tutti ad affrontare.