Lingua Bergamasca

Il bergamasco minacciato di estinzione

di Il Cronista
- 15 ottobre 2024
Il dialetto bergamasco è a rischio estinzione? Cause e soluzioni

È una domanda o un'affermazione? Innegabilmente, fin dagli ultimi anni del secolo scorso, a causa dell’industrializzazione, della scolarizzazione, delle politiche anti-dialettali, della diffusione dei mass media, a cui va aggiunto anche una sorta di snobismo sociale, il dialetto è visto come oggetto di censura e di pregiudizio mentre l’italiano è diventato lingua nazionale.

Della situazione del bergamasco come sistema linguistico minacciato ha parlato la professoressa Federica Guerini, docente di linguistica all’Università di Bergamo, in un incontro organizzato dagli Amici della Presolana presso l’hotel Milano di Bratto, alla presenza di un folto pubblico.

La relatrice all’inizio ha spiegato perché chiamiamo il bergamasco dialetto e non lingua, dato che, sotto l’aspetto strettamente linguistico, sia l’uno che l’altra hanno verbi, avverbi, nomi, aggettivi e una loro propria grammatica. La differenza è sul piano sociolinguistico e dipende dall’uso che se ne fa nella società. I dialetti sono subordinati alle lingue e per stabilirlo si ricorre a tre parametri: il prestigio (considerazione positiva, se si è orgogliosi di parlare una data lingua, ad esempio l’inglese), lo status (dipende da cosa si può o non si può fare in una comunità; così, la lingua amministrativa in cui vengono scritte leggi, decreti, documenti anagrafici e sanitari è l’italiano) e infine l’elaborazione (con la lingua si può parlare di tutto, dalla fisica quantistica alla matematica, mentre con il dialetto solo di alcuni argomenti, come testi di canzoni, testi teatrali o tradizioni locali).

Secondo l’Unesco, nel mondo vengono parlati 7000 sistemi linguistici differenti, dai più comuni a quelli della foresta amazzonica, usati da meno dello 0,0000001% della popolazione mondiale, e il 40% di essi è a rischio estinzione. L’Italia conta una sola lingua, ma ci sono una trentina di dialetti romanzi, cioè derivati nei secoli dal latino parlato, o dialetti italo-germanici.

La docente ha commentato una slide in cui ha presentato due piramidi: la prima rappresentava la distribuzione delle lingue parlate nel mondo e la loro vitalità, con al vertice le lingue più diffuse come inglese, cinese, spagnolo, arabo, indiano, russo e portoghese, mentre alla base c’erano le lingue meno parlate, molte delle quali a rischio estinzione. La seconda piramide, rovesciata, con il vertice in basso e la parte più ampia in alto, riguardava la popolazione che parla quelle lingue. Dal confronto tra le due piramidi risultava che l’80% della popolazione mondiale parla le lingue al vertice della prima piramide, dimostrando un’evidente disomogeneità nella distribuzione delle lingue. Questo squilibrio mette molte lingue a rischio di estinzione, poiché le meno parlate tendono a scomparire se non vengono trasmesse alle nuove generazioni.

Il dialetto inizia ad essere minacciato: la scomparsa è un processo che può durare almeno due o tre generazioni. Il pericolo maggiore è rappresentato dalla mancata trasmissione intergenerazionale: nel momento in cui il dialetto non viene più insegnato ai bambini, si innesca un processo di regressione. Anche i dialettofoni, spesso, si rivolgono ai più piccoli in italiano, pensando che sia meglio per il loro successo scolastico e la loro crescita.

Allora, cosa si può fare? Innanzitutto, la scuola potrebbe attivare iniziative per valorizzare il dialetto, così come sono lodevoli le attività del Ducato di Piazza Pontida, in particolare con il suo giornale "Il Giopì", e dell’Ente Bergamaschi nel Mondo. Ma soprattutto, in famiglia, i nonni dovrebbero tornare a insegnare ai nipoti anche solo qualche parola: lo scambio intergenerazionale è importantissimo!

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