Cultura

La riscoperta del maestro Daniele Maffeis da Gazzaniga

di Michele Poli
- 14 aprile 2025
Il maestro Daniele Maffeis da Gazzaniga

Un libro ne ripercorre la storia. Era un fine intellettuale che sapeva dare il giusto peso alle parole: era un prezioso collaboratore per il nostro giornale negli anni Sessanta


Nel 1950 divenne insegnante di organo e composizione all’Istituto Donizetti, la sua amicizia con Giacinto Gambirasio fu forse alla base del suo impegno per il Giopì. Scrisse tanta musica, anche per il teatro

Il nostro giornale ebbe negli anni Sessanta del Novecento un bravo collaboratore, Daniele Maffeis, originario di Gazzaniga. Maffeis era soprattutto un musicista di prim’ordine, con un curriculum di livello nazionale. Ed era una persona modesta, affabile, che non faceva pesare la sua caratura intellettuale. Scriveva sul Giopì e si firmava DAMA, dalle sue iniziali. Sull’opera di Maffeis è uscito di recente un libro curato da William Limonta e pubblicata dall’associazione (ora fondazione) Daniele Maffeis, con il contributo del Ducato di Piazza Pontida. Il titolo riprende quello della rubrica originale, “Divagazioni musicali” e si avvale della prefazione di Silverio Signorelli, all’epoca direttore del Giopì. Nato nel 1901 a Gazzaniga, Maffeis si formò all’Istituto Donizetti, dove suo mentore fu il maestro Marinelli e, in seguito, al Conservatorio di Milano; iniziò a insegnare nel 1925 e dopo la fine degli studi condusse in contemporanea anche l’attività di organista e compositore anche per teatro.

Nel 1950 fu nominato insegnante di organo e composizione all’Istituto Donizetti e tornò stabilmente a Gazzaniga, dove morì nel 1966. Capire come sia entrato in contatto con gli ambienti del Ducato è impresa ardua, ma di certo in qualche modo devono aver contribuito Giacinto Gambirasio e Guerrino Masserini ( dei quali il Maffeis musicò alcuni brani), due delle penne dialettali e intellettuali di spicco dell’epoca, e Luigi Gnecchi, allora direttore del giornale, con il quale costruì un ottimo rapporto. Alcuni suoi articoli giunsero anche nel Lecchese, dove ottenne una menzione speciale al Concorso Nazionale Giornalistico “Antonio Ghislanzoni” di Lecco. Gli articoli sono scritti con uno stile chiaro e un linguaggio semplice (ma non semplicistico) e lasciano trasparire da una lato la forte sensibilità verso il suo territorio, dall’altro l’amore verso il dialetto (ricorre spesso a espressioni in dialetto bergamasco) e della cultura bergamasca. Una vena ironica e leggera, quella del Maffeis, che ben si inserisce nella tradizione satirica del “Giopì”.

Nei testi, Maffeis parla anche di sé e della propria musica, raccontando per esempio aneddoti biografici come gli incontri con Angelo Giuseppe Roncalli. Uno degli argomenti principali di DAMA, come suggerisce il titolo della sua rubrica, è appunto la musica: egli non parla solamente delle sue composizioni, ma come cronista e critico musicale scrive di esibizioni tenutesi in Bergamo e provincia e negli ambienti più svariati. Rigorosamente in terza persona, racconta del contesto favorevole che ha favorito la proposta al pubblico di un tal tipo di musica, facendo riferimento alla feconda attività musicale bergamasca ricca di grandi nomi di cui quello di Gaetano Donizetti è solamente uno. Grande spazio è dato anche alla letteratura, materia per la quale riservò sempre grande attenzione e passione: nei suoi scritti si legge spesso il nome di Antonio Ghislanzoni, poeta e librettista, collaboratore di Giuseppe Verdi; parla di Tullia Franzi poetessa di Alzano Lombardo che seguì d’Annunzio a Fiume e che fu grande amica del nostro, il quale mise in musica diverse sue composizioni; parla di poeti dialettali come il già citato Giacinto Gambirasio.

È interessante poi notare come, attraverso una leggera ironia, ricorra a diversi elementi di invenzione: per esempio narra di diversi concerti tenutisi al Teatro “Mobile Lignum”, un teatro inesistente il cui nome significa “credenza”. Ma di certo i più interessanti sono le critiche musicali firmate Bortolo Söcalónga: da novello Manzoni dice di aver ritrovato per caso questi manoscritti inediti nei quali l’autore riporta considerazioni sul Donizetti, che considera il più grande musicista bergamasco. Il cronista si lascia andare ai ricordi, come gli incontri e le chiacchierate con il violoncellista Piatti e il violinista Joachim. Chiaramente il nome di Bortolo dovrebbe suonare famigliare, essendo il papà del Giopì, in linea con i continui rimandi, in “Divagazioni Musicali”, alla maschera principe della bergamasca.

Le storie da non perdere del Giopì

Seguici sui nostri Social

Segui il Giopì su i nostri social del Ducato di Piazza Pontida!