Letteratura

Antonio Ghislanzoni: satira e umorismo come libera circolazione di pensiero

di Sergio Mora
- 15 ottobre 2024
Antonio Ghislanzoni: satira e umorismo come  libera circolazione di pensiero

Ricorrono i duecento anni dalla nascita di una delle menti più brillanti della scrittura italiana: Antonio Ghislanzoni (Lecco 25 novembre 1824 - Caprino Bergamasco 6 luglio 1893). Se dovessimo indicare il titolo più celebre con cui viene ricordato il nome di Ghislanzoni, dobbiamo rifarci al testo del libretto verdiano di Aida. La collaborazione dello scrittore lecchese con Verdi iniziò con la revisione del testo de «La forza del destino» scritta dal principale collaboratore di Verdi, ossia Francesco Maria Piave. Dopo l’improvvisa malattia del Piave, Verdi si rivolse al Ghislanzoni per il rifacimento della scena finale dell’opera. Poco dopo Verdi chiese al Ghislanzoni la versione italiana del libretto, originariamente scritto in francese, per l’opera «Don Carlo».

Verdi commissionò al Ghislanzoni il testo di Aida, che si ispirava a un racconto ricavato dalle cronache archeologiche dell’epoca napoleonica. Ghislanzoni era una personalità complessa, votata al giornalismo e all’esplorazione del mondo post-unitario, sorto dopo le guerre di indipendenza. Medico e sacerdote mancato, studiò canto e contrabbasso all’Accademia Tadini di Lovere attorno al 1844. Sembra che durante il suo breve periodo di studi abitò nel borgo loverese ed intraprese la sua carriera di cantante e impresario proprio sulle rive del lago di Iseo. Gaetano Donizetti, ormai alla conclusione della sua vita, lo aiutò ad organizzare alcune esibizioni canore.

Ritratto Antonio Ghislanzoni
Ritratto di Antonio Ghislanzoni

L’humus locale, tendenzialmente massonico e anti-austriaco, lo favorì nella formazione di quella sua vocazione rivoluzionaria che si sviluppò nel 1848 e nelle successive guerre di indipendenza. La sua carriera di basso-baritono durò circa dieci anni: cantò in alcune opere di Verdi, di Rossini e di Donizetti con notevoli consensi di pubblico. Dotato di una ricca vena polemica e narrativa, non gli fu difficile traghettare nel mondo letterario e giornalistico, fondando quasi tutte le riviste che lo videro principale redattore: Rivista Minima, Giornale Capriccio, Posta di Caprino. Tante pubblicazioni periodiche, d’informazione locale e d’intonazione satirica, fra cui la nostra testata Giopì, hanno tratto indirettamente ispirazione dagli esperimenti redazionali di Ghislanzoni.

Autore di circa ottanta libretti d’opera, Ghislanzoni collaborò, oltre che con Verdi, con Ponchielli, Petrella e Gomez. Una curiosità: nel libretto tratto dai «Promessi sposi» musicato dal Petrella troviamo alcuni versi trapiantati nell’Aida. «Pietà, o Signor/Del mio soffrir!» Il testo parafrasato dal Manzoni recita: «... dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto...» Per fortuna Verdi non se ne era accorto! Ma neppure noi ci siamo resi conto che l’incipit manzoniano del capitolo VIII del romanzo è a sua volta un’accorta rielaborazione del prologo scritto da Schiller per «La pulzella d’Orleans». Potenza magica della parola che alcuni abili maestri sapevano adoperare. Anche Ghislanzoni era fra questi!

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